sábado, 21 de junio de 2014

STAMPA LOLA

Los siguientes párrafos son de la prensa y comentarios del espectáculo "LOLA CHE DILATTI LA CAMICIA", maravilloso espectáculo.....están en italiano.....hablan maravillosamente del espectáculo, de Cristina y de mi, las actrices, y del Marco Baliani, el director


LUEGO están de nuevo las hisoptoras en español del viaje a Costa Rica

Bene ha fatto il Teatro dell’Elfo a riproporre questa pièce che dal 1996 a oggi, grazie anche alla costanza delle interpreti e in particolare di Cristina Crippa, ha mantenuto intatta la sua provocatoria tenerezza e il suo pudico sentimento – Maria Grazia Gregori
È raro che uno spettacolo conservi nel corso degli anni intatta la sua provocatoria tenerezza, il suo pudico sentimento, il suo messaggio (parola ormai quasi priva di senso, ma non in questo caso) spiazzante e inquietante allo stesso tempo. Lola che dilati la camicia che è in scena, a intervalli più o meno lunghi, dal 1996 fa piazza pulita di queste false certezze, delle nostre facili ovvietà, la forza della sua denuncia colma di pietà e di orrore, la rabbia che ci prende alla fine credo siano identiche oggi come allora. Hanno fatto bene Teatridithalia a riproporcelo nella sua integrità, a crederci ancora. Gli danno ragione anche gli spettatori che affollano la Sala Fassbinder con grande tensione (mi dicono che è così tutte le sere) coronata alla fine da un applauso liberatorio per uno spettacolo vissuto con una partecipazione totale.
Capisco quando mi si dice che non può essere fatto che con le attrici che l’hanno portato in scena la prima volta, che sono cambiate e “cresciute” insieme a lui pur avendo fatto altre e talvolta importanti esperienze interpretative. Bisogna crederci, certo, e Cristina Crippa e Patricia Savastano ci hanno creduto: anzi l’hanno “scelto”.

jueves, 12 de junio de 2014

lettere a LOLA - CARTAS DEL PUBLICO Y DEL DIRECTOR DEL TEATRO POR EL ESPECTACULO


ESTE ES EL SITO DEL ELFO donde està info de LOLA
http://www.elfo.org/stagioni/20132014/lolachedilatilacamicia.html



E si…ero in giungla quando Elio mi contattò per skype

 La sirena a Milano...ma allora...


 proprio come nei films…una giornata piovosa in un albergo in mezzo a un delta in Guatemala. 
Nel mio nomadismo, già prima di lasciare Europa , LOLA fu -  ed è - uno spazio di ritorno.          E fare Lola (e altri spettacoli) mi permetteva di lavorare x 6 mesi e gli altri 6 mesi fare dei  viaggi di ricerca. Ma poi ebbi bisogno di piu tempo …per uscire fuori dal tempo e indagare nel piu sottile, e cosi lasciai sicurezze, organizzazioni ed elettronica e parti verso la giungla.
 E oggi felicissima di essere qui a ri-incontrarmi con Cristina “a casa”


e questa la lettera di ELIO, commovente, e proprio vera
grazieeeee

Y ESTA LA CARTA DE ELIO; DIRECTOR DEL TEATRO....conmovente y verdadera
graciassss

http://www.elfo.org/materiali/notediregia/20132014/lolachedilatilacamicia/letteraelio2014.pdf



Cari spettatori, 

continuiamo a ricevere lettere magnifiche da voi spettatori su Lola che dilati la 

camicia e volevo ringraziarvi a nome di Marco Baliani, di Cristina Crippa e Patricia 

Savastano, di Carlo Sala, ma anche di tutto l'Elfo. 

È stata una prima settimana davvero molto bella. Ho assistito a molte prove e 
repliche, eppure ogni volta con Lola provo sentimenti molto forti, che concorrono ad 
imprimermelo sempre più nella memoria. Quello che Marco Baliani ha costruito è uno 
spettacolo così misurato nella composizione, così essenziale e leggero, che non ci si 
aspetterebbe di reagire in maniera tanto emotiva. Eppure ogni sera, a fine spettacolo, 
si raduna una piccola folla nei camerini per scambiarsi la stessa incredula sensazione 
di aver visto qualcosa che ha la forza della vita, quella forza che ti si coagula, dentro, 
in un sentimento che unisce dolore e pienezza. 

Lola divenne un piccolo grande mito del teatro dell’Elfo fin da subito. E quando 
cessava un ciclo di repliche iniziava il ciclo della memoria. Le persone che lo avevano 
visto che lo ricordavano con forza inesausta, che avevano una gran voglia di 
raccontare ad altri quel che era Lola. Ma Lola non si può raccontare, nessun racconto 
rende giustizia a Lola per quel che è davvero. 
E viene voglia di riprenderlo, di farlo vedere a nuovi spettatori, di farlo rinascere, 
almeno per un po'. 

Così, dal marzo 2010, entrando nel nuovo Elfo Puccini, ha cominciato a divenire 
sempre più forte il desiderio di portarlo, per un’ultima volta, nella nuova sede. Ma 
c'era un inconveniente: senza la sua compagna di sempre, Patricia Savastano, 
Cristina Crippa non voleva assolutamente riprendere Lola, non c'era verso. Ma 
Patricia aveva cambiato vita radicalmente, trasferendosi in una tenda in Patagonia o 
in una capanna in Amazzonia, sul grande fiume. "Torna per fare un'ultima volta 
Lola" le chiedo trovandola una sera online su Skype. Fa solo una breve pausa e poi 
mi dice: "Perchè no?". Ci abbiamo messo quasi due anni da quella telefonata, ma ce 
l'abbiamo fatta. 
A fine maggio è arrivata Patricia, poi anche Marco Baliani e Carlo Sala. E' stata una 
sensazione davvero unica, che non dimenticherò mai quell'ora e un quarto in cui Lola 
rinasceva davanti ai nostri occhi. Lola aveva giocato tutte le carte della sua magia 
colpendo per primi i suoi stessi autori. 

Ci sono ancora poche repliche, da qui a sabato 21 giugno, e poi Lola tornerà ad essere 
un piccolo grande mito del teatro. E ora, poiché il più grande desiderio di un artista è 
che la sua gioia sia condivisa, vi invito a fare di tutto per vedere Lola - o rivedere, se 
lo avete già visto qualche anno fa, sarete sorpresi. Sapere di avere ancora qualche 
preziosa replica mi impone di fare di tutto perché nessuno di voi perda questa unica, 
importante occasione. Tra poco non sarà più possibile rivedere Lola, probabilmente 
mai più. Ma ci sono ancora poche repliche. Non aspettate, fatevi questo bellissimo 
regalo. 

E grazie ancora per il sostegno che date al nostro teatro e per quel che ci scrivete ogni 
giorno. 

Elio De Capitani 






Rispondo alla splendida lettera di Elio De Capitani , ricevuta stamane e a cui
ha tenuto seguito la mia decisione di venire a teatro stasera. Alla fine dello spettacolo ho ringraziato personalmente De Capitani , seduto in terza fila e gli ho promesso che , arrivata a casa , avrei risposto alla sua lettera. Sono uscita commossa per la bravura mostruosa di Cristna Crippa e per la straordinaria regia . Mi sono anche rimproverata di non averlo visto prima , questo spettacolo e neppure di saperne il contenuto ( nonostante conoscessi Alessandra Ghiglione ) , ma la vita ci porta spesso lontano da piste che ci possono dare emozioni vere , conoscenza di realtá indicibili nell' ambito del nostro percorso di vita . Mi é difficile dipanare la matassa delle emozioni , sensazioni e riflessioni , ma sono contenta che stasera hanno visto Lola dei miei giovani allievi di teatro, che hanno avuto modo di imparare come si puö fare teatro in un certo modo, se si vuole dare un certo messaggio non solo umano , ma anche sociale. 
Grazie all' Elfo che da anni si propone questo obiettivo.                                
 Mariella Parravicini ( una veterana della scuola e del teatro ) 

Milano, giugno 2014 

Caro Elio, cara Cristina, cara Patricia, caro Baliani, caro Carlo Sala, 

io lo spettacolo l'ho visto, con mia moglie, questo sabato, 
in prima fila, quasi dentro la scena, 
come mi capita spesso in quella sala fassbinder, 
(ci sono ancora pozze di miei lacrimoni per le due volte di "viva l'italia" 
e l'intimità che mi ha fatto sfiorare un drappo di Bruni in salomè ecc.), 
confermo che di regalo, di generoso regalo, si tratta 

potrei dire mille cose ma sarebbe forse uno sminuire una cosa che ha una propria e definita Forma,  
e come tale non commentabile 
ho 55 anni e non ho la fregola del "mi piace" o del commento ad ogni costo 
(commenta live l'episodio! e perchè mai? e a chi?) 
però so che quando si riceve un bel regalo 
bisogna dire grazie. 
Grande regalo davvero! 
A un certo punto Cristina, in pieno spettacolo, mi ha porto una pagina del diario perchè ammirassi la 
calligrafia (a me, proprio a me, per davvero, giurin giuretta) 
Ebbene vi assicuro che per lunghi minuti io non sapevo più dove mi trovassi, completamente preda 
della sospensione dell'incredulità (con buona pace del teatro epico, ma d'altronde la sala si chiama 
Fassbinder, mica Brecht) 

un'ultima cosa: si capisce benissimo perché  
Cristina non volesse farlo con nessun'altra persona, 
in una liturgia così dolente ed esposta, le mani 
cui ci si affida penso possano appartenere 
a una persona sola 

e poi questa signora Patricia 
è bravissima, 
la immagino anche in ruoli comici, 
così espressiva e parsimoniosa, 
e viene dall'altra parte del mondo. 
ditele di trattenersi, 
se lo fa un papa lo può fare anche lei 

bacioni e buone vacanze a tutti 
(cioè, buone prove) 

sono molto gasato perché i due abbonamenti coppia che la vostra programmazione mi ha costretto a 
sottoscrivere se non ho capito male sono il n. 1 e il n. 2 

questo per dire che ho capito il trucco e ormai non perdo più tempo a chiedermi se lo spettacolo più 
bello dell'elfo sia questo oppure quello,  
perchè lo spettacolo più bello è la STAGIONE 

ciao 
Carlo Chiarino 


Il Sole 24 Ore

6 giugno 2014

La sana follia di Adalgisa in «Lola che ti dilati la camicia» all' Elfo

di Francesca Motta

Sepolta viva alla disperata ricerca d'amore. Adalgisa Conti "la pazza improduttiva e strana, senza figli non si sa perché" trova ragione e voce nella lancinante pièce "Lola che dilati la camicia", spettacolo cult rimesso in scena dall''Elfo Puccini. Prosa autobiografica di deflagrante impatto emozionale tratta dall'epistolario e la cronistoria che Luciano Della Mea ha raccolto nel libro "Gentilissimo sig. Dottore. Questa è la mia vita".
Pagine che squadernano un dolore assoluto, drammaturgicamente rese in traumatica memoria che si trasforma in un sudario tatuato di parole dalla forza tellurica. Non è fantasia, non è finzione, è vita che " in verità a volte non è punto bella". Adalgisa salutò il mondo all'età di ventisei anni, il 17 novembre 1913, ricoverata per volontà del marito, fine pena mai, al Manicomio di Arezzo, per sindrome malinconica e delirio di persecuzione.
Eccola in scena, sperduta e delirante, corpo, voce, battito cardiaco di una superlativa Cristina Crippa, che ospita senza pudore e con straziante tenerezza, il lungo gemito e lo smarrimento di questa donnina che attraversa l'inferno manicomiale per ascendere al Golgota dell'alienazione mentale coatta. Il suo racconto affonda nella grana profonda della pelle, libra sul palcoscenico tappezzato di lenzuola lise dal tempo e dall'empietà, scava negli anfratti, nelle schegge di memoria, rimesta nel passato.
Povera anima confusa, ormai bistrattata, umiliata, inchiodata a un destino infame che cerca disperatamente una via d'uscita, attraverso quelle lettere, alla madre, al marito boia Probo, al dottore l'unico che può liberala. Poi dal 1914 in poi, silenzio. Adalgisa non scrive più, si arrende a chi la vuole matta a tutti i costi e passa al reparto agitate. Il segno registico di Baliani crea un'atmosfera empatica, subito siamo trascinati a forza in quel luogo obliato, instradati dal rito della tinozza, scena d'incomparabile impatto sacrale, che spalanca le porte alla tragedia di quell'anima scuoiata che fa scempio di sé, dei suoi furori e dei suoi sogni spezzati. A colmare quel bisogno di calore irrisolto, compagna di detenzione e nutrice, è l'infermiera incrollabile e chioccia della potente Patricia Savastano, testimone e compagna fedele per oltre sessantacinque anni della "pazza" Adalgisa. Impossibile dimenticare l'urlo senza voce di munchiana memoria della protagonista ormai novantenne, dichiarata demente e incurabile, giunta allo spasimo finale. Da non perdere.
"Lola che dilati la camicia" 
dall'autobiografia di Adalgisa Conti a cura di Luciano Della Mea.
Drammaturgia di Marco Baliani, Cristina Crippa e Alessandra Ghiglione. Regia di Marco Baliani. Scene e costumi Carlo Sala. Interpreti: Cristina Crippa e Patricia Savastano. Produzione Teatro dell'Elfo.
In scena fino al 21 giugno-Sala Fassbinder Elfo Puccini- Milano

Moglie di Dario, grande grecista, scomparso da poco, autore e traduttore - del nostro Sogno tra le altre cose - madre di Filippo Del Corno, compositore, ex presidente di Sentieri Selvaggi - Ensemble di Musica Contemporanea residente all'Elfo e ora nostro assessore alla Cultura nella giunta Pisapia - donna di grandissima sensibilità e cultura, Lia Del Corno ci scrive:

Inizierei dicendo che sono commossa al pari di voi tutti che per Lola avete lavorato e state lavorando. Uno spettacolo teatrale non si fa, si vive (e voi lo sapete meglio di me) ad ogni rappresentazione. Coloro che non capiscono che ogni volta lo spettacolo è diverso, non hanno avuto la fortuna di capire cosa sia il teatro. Si tratta di persone che,  a volte, addirittura dubitano della sanità di mente di chi cerca di spiegare che assistere a uno spettacolo teatrale è ben diverso che guardare un film. A teatro il titolo è sempre lo stesso, la compagnia pure, lo spazio amche, e la durata pure (e non c'è il direttore d'orchestra che scandisce il suo tempo). Personalmente, quando posso, rivedo uno spettacolo anche più volte e tutte le volte il voto finale che attribuisco è diverso. Lola è uno spettacolo perfetto, e come tale dovrebbe sempre prendere 10. Ma il feeling tra attori e pubblico, tra i passi di una camminata per traversare la scena, e quelli fatti la sera  precedente, il modo di girare la testa, il costume che casca in un determinato modo.....tutto cambia e tutto si ricrea. Ed è mostruoso distruggere quanto si è creato tanto magistralmente. Comprendo dunque il vostro dolore, quello di Marco, di Carlo  e di Patricia, ma anche quelllo dei tecnici e delle maschere. Lola non può morire, Lola non deve morire. Mi ha commosso, incantato, meravigliato, e per questa commozione, incanto e meraviglia vi sono molto grata. Lo sono a voi tutti dell'Elfo, ha chi ha scoperto gli scritti di Adalgisa,  e, ovviamente a Adalgisa Conti  stessa. Lei ha portato la croce e lei ha cantato: donna mirabile e sfortunata. O, forse, fortunata da un certo punto di vista. Non a molti esseri umani capita la sorte di far fremere di amore, di comprensione, di gioia e di dolore migliaia di persone; tutte coloro che, sera dopo sera, sedute. in poltrona, divengono testimoni di una particolare essenza umana. Non vorrei apparire esagerata ma Adalgisa/Cristina/Patricia hanno lo stesso merito di chi salva una vita umana. E questo merito va attribuito pure e tutti voi che per queste donne, e per il vostro pubblico   avete lavorato.
E' moro il re, viva il re! No, non è così semplice. Farete certamente altri bellissimi spettacoli: ne sono sicura e ve lo auguro, ma Lola...... lunga vita a Lola. E ora scrivo una follia. A Milano c'è un  Palazzo Reale (proprio di fianco al Duomo) con una grande sala  amorfa (quella delle cariatidi) Già non era bella prima, la guerra ha fatto il resto; e gli architetti si sbizzarriscono in assurde proposte. I danni della guerra, a mio parere, non vanno nascosti, servono da monito a quei milanesi che non hanno vissuto i bombardamenti . Le cariatidi decapitate sono indigeste, ma hanno la loro funzione. E se le velassimo....?Il tessuto che fa da sfondo a Lola potrebbe diventare un grande manto , un sipario che vela i danni che  guerre e  cattiverie umane producono.  Le bombe hanno annientato molte vite, i medici e i loro conniventi hanno annientato Adalgisa.
Ora, però, non mettete la camicia di forza pure a me. Ho premesso che scrivevo una follia.Ritengo di essere lucida di testa, innamorata del teatro, e sempre molto vicina a tutti voi.   Vi abbraccio.   Lia


costanza delle interpreti e in particolare di Cristina Crippa, ha mantenuto intatta la sua provocatoria tenerezza e il suo pudico sentimento – Maria Grazia Gregori
È raro che uno spettacolo conservi nel corso degli anni intatta la sua provocatoria tenerezza, il suo pudico sentimento, il suo messaggio (parola ormai quasi priva di senso, ma non in questo caso) spiazzante e inquietante allo stesso tempo. Lola che dilati la camicia che è in scena, a intervalli più o meno lunghi, dal 1996 fa piazza pulita di queste false certezze, delle nostre facili ovvietà, la forza della sua denuncia colma di pietà e di orrore, la rabbia che ci prende alla fine credo siano identiche oggi come allora. Hanno fatto bene Teatridithalia a riproporcelo nella sua integrità, a crederci ancora. Gli danno ragione anche gli spettatori che affollano la Sala Fassbinder con grande tensione (mi dicono che è così tutte le sere) coronata alla fine da un applauso liberatorio per uno spettacolo vissuto con una partecipazione totale.
Capisco quando mi si dice che non può essere fatto che con le attrici che l’hanno portato in scena la prima volta, che sono cambiate e “cresciute” insieme a lui pur avendo fatto altre e talvolta importanti esperienze interpretative. Bisogna crederci, certo, e Cristina Crippa e Patricia Savastano ci hanno creduto: anzi l’hanno “scelto”.
Lo spettacolo nasce da una scoperta che rivela la violenza, l’orrore subito da una donna  giovane e bella, Adalgisa Conti, entrata nel manicomio di Arezzo a soli 26 anni nel 1913 e lì rimasta degradandosi a poco a poco fra gesti estremi come truccarsi con le feci o con il mestruo per ribellione e disperazione contro l’orrenda macchina che la stava stritolando fra prevaricazioni  ed elettroshock, e conoscendo ormai novantenne, alla fine della sua vita, dopo la rivoluzione di Franco Basaglia,  la pulizia e la relativa serenità di un “manicomio liberato”.
L’artefice della scoperta è stato Luciano Della Mea, fratello di Ivan, in quegli anni Settanta ricercatore per il CNR che, studiando le cartelle cliniche nel manicomio d’Arezzo, si trova di fronte il faldone di Adalgisa Conti con delle lettere da lei scritte ai familiari, al marito, al medico che l’ha in cura, per lei simbolo dell’autorità maschile, al quale indirizza, sperando di essere compresa e aiutata, una folgorante autobiografia “gentilissimo signor dottore questa è la mia vita”. Partendo da questo scoperta, Luciano Della Mea cura per i tipi di Mazzotta  nel 1978 “Manicomio 1914” poi ristampato nel 2000 da Jaca Book  con il titolo “Gentilissimo signor dottore, questa è la mia vita”, sottotitolo “Manicomio 1914”, con in appendice la drammaturgia tratta dal libro da Marco Baliani che ne ha curato anche la regia, Cristina Crippa e Alessandra Ghiglione e alcune foto dello spettacolo.

Il testo ci restituisce l’infanzia, l’adolescenza non facile, le precoci pulsioni erotiche, il matrimonio che si rivela deludente sia sul piano sentimentale che sessuale, il desiderio di trasgressione e il conseguente bisogno di autopunirsi: una donna non in linea con il proprio tempo che sa scrivere, considerata non rieducabile, ribelle, fastidiosa, strana, di cui liberarsi a ogni costo come faranno il marito e la sua famiglia. E lì dentro altre umiliazioni, le docce gelate, la medicina che instupidisce, gli elettroshock, le feci e il mestruo  usati come trucco come gesto estremo di ribellione. Una donna annullata, una donna spezzata. In una semplicissima scena lignea di Carlo Sala, con scalini da scendere per precipitare dentro i gironi infernali di quella non vita Cristina Crippa ePatricia Savastano vivono momento dopo momento le stazioni di una passione laica fra romanze e canzoni d’epoca come se fossero un unico personaggio diviso in due: uno che vive visceralmente, disperatamente la propria tragica storia (Cristina Crippa che con lacerante immedesimazione è Adalgisa), l’altro che guarda quasi da fuori, sottolineando con gesti e parole il tormento della vittima (una sensitiva Patrica Savastano). Fra le due interpreti si intesse una fitta tela di piccoli gesti che hanno a che fare con il quotidiano ed è qui che si è puntata l’attenzione della regia sensibile di Marco Baliani anche se credo che, dopo tanto tempo, ogni gesto, ogni azione, ogni sguardo delle due attrici, faccia parte di una storia quasi privata, legata alla loro vita.


Carissimi,
l'avventura di Lola continua a toccare l' anima,  come si vede dalle e-mail dagli spettatori
Dopo tutte quelle arrivate settimana scorsa, tra cui quella splendida di Lia Del Corno, pure oggi ecco che ne arrivano tante altre, tra cui una molto bella e significativa: da Carmen Covito. Le ho appena risposto (vedi sotto).
La sua mail la pubblicheremo di certo domattina. Ci pensi tu Flora, vero?
Baci a tutti e buona settimana: quella del premio hystrio e l'ultima per Lola.
Sarà una bella settimana.
Elio




Il giorno 15/giu/2014, alle ore 17:35, Carmen Covito ha scritto:

Non avevo mai visto Lola, e dovrei dire "per fortuna", perché vederla oggi è stato come entrare in uno spazio a più dimensioni, vertiginoso: sei dentro la freschezza di uno spettacolo che sembra generarsi di minuto in minuto davanti a te, e insieme avverti lo spessore che ha accumulato in tutta la sua storia, la sapienza della regia, la perfezione dell'intesa tra le due donne in scena. Le due donne, non solo le due attrici: sicuramente questo gioco medianico di evocazione/immedesimazione/straniamento che ci fa entrare con delicatezza nel complesso rapporto tra Cristina/Adalgisa e Patricia/infermiera, dove la guardiana è spesso succuba, complice del sistema ma anche della sua vittima, è un prodigio di equilibrio che con altre due interpreti non potrebbe esistere.
E ci sarebbe molto da dire su quell'altro prodigio per cui, mentre il testo fa rivivere la figura e la vicenda di una  singola donna, Adalgisa Conti, rinchiusa in manicomio per la colpa di avere desideri in un tempo che non ne consentiva, a me che dopo l'uragano di applausi esco commossa (e niente affatto riconciliata con la realtà), vengono in mente le ragazze violentate e impiccate dell'India, le liceali rapite da Boko Haram e tutte le altre donne ancora adesso vittime della stessa ferocia. Voglio dire soltanto una cosa, su un piccolo particolare che mi ha colpita enormemente: c'è un momento, all'inizio, quando Adalgisa viene spogliata delle sue vesti di signora primo Novecento per essere insaccata nel camicione informe dell'istituzione manicomiale, c'è un momento di nudità, tenera, casta, spietata perché è la nudità che depersonalizza e annulla, il marchio con cui si entra nel campo di concentramento, e Adalgisa lo sa, lo sente, e si difende come può, debolmente. Con i gesti precisi della donna inerme e consapevole di esserlo. Grande Cristina Crippa, grandissima.
Carmen Covito

Da: Elio De Capitani 
Oggetto: La mia mail per Lola: se ti piace pubblicala (baci, Carmen)
Data: 15 giugno 2014 22:36:39 CEST
A: Carmen Covito 


Cara Carmen,

grazie, a nome di tutti noi, per quel che hai scritto. Grazie davvero.

E' successo pure a me,  quando sono uscito da Lola alla prima, di trovarmi improvvisamente a pensare a tutte le donne  che, magari in quell' esatto istante -  subivano violenze ...
Non ho pensato, a dire il vero, ma per un non breve istante mi sono sentito collegato a mille posti del mondo. Sperimentando interiormente la disperazione angosciosa della debolezza infinita, dell'essere in balia...

Ma mi è venuto in soccorso il pensiero più dolce, quel poco di catarsi che Lola, a mio avviso,  ci concede, generosamente: il pensiero di Adalgisa che è riuscita a far arrivare a noi le sue parole, è riuscita a tornare viva: la sua anima indossata dal corpo e dalla mente di Cristina, dalla sua voce, dai suoi gesti.
Ambiguità della catarsi, dell'esperienza teatrale vissuta come "qualcosa che ci capita personalmente" non come qualcosa "che è solo rappresentato". Di questa ambiguità ho un grande rispetto, è un' esperienza che, se vera e profonda, non ci conciglia con il mondo - lo dici perfettamente tu - non ci concilia, no,  neppure quando ci lascia qualcosa di dolce, piacevole e profondo, che pare conciliarci con noi stessi.   
Il teatro, quando accade davvero - e nella Lola il teatro accade eccome - ci lascia come l'Uomo in rivolta di Camus. 
«Ho cercato in particolare di rispettare le parole che scrivevo, giacché, per mezzo di esse, rispettavo coloro che le potevano leggere e che non volevo ingannare. (…) Dai miei primi articoli fino al mio ultimo libro io ho tanto, e forse troppo scritto, solo perché non posso fare a meno di partecipare alla vita di tutti i giorni e di schierarmi dalla parte di coloro chiunque essi siano, che vengono umiliati e offesi. (…) mi pare che non si possa sopportare quest’idea, e colui che non può sopportarla non può neppure addormentarsi in una torre. Non per virtù, ma per una sorte di intolleranza quasi organica, che si prova o non si prova. Da parte mia ne vedo molti che non la provano, ma non posso invidiare il loro sonno.»
Pubblicheremo di certo quel che hai scritto, Carmen, con grande gioia. Ora vado a leggere a Cris quello che hai scritto. Si emozionerà un po', si commuoverà un po', sarà triste un po' ma sarà anche molto felice. Fare teatro è abituarsi a essere ossimori viventi.

Moglie di Dario, grande grecista, scomparso da poco, autore e traduttore - del nostro Sogno tra le altre cose - madre di Filippo Del Corno, compositore, ex presidente di Sentieri Selvaggi - Ensemble di Musica Contemporanea residente all'Elfo e ora nostro assessore alla Cultura nella giunta Pisapia - donna di grandissima sensibilità e cultura, Lia Del Corno ci scrive:

Inizierei dicendo che sono commossa al pari di voi tutti che per Lola avete lavorato e state lavorando. Uno spettacolo teatrale non si fa, si vive (e voi lo sapete meglio di me) ad ogni rappresentazione. Coloro che non capiscono che ogni volta lo spettacolo è diverso, non hanno avuto la fortuna di capire cosa sia il teatro. Si tratta di persone che,  a volte, addirittura dubitano della sanità di mente di chi cerca di spiegare che assistere a uno spettacolo teatrale è ben diverso che guardare un film. A teatro il titolo è sempre lo stesso, la compagnia pure, lo spazio amche, e la durata pure (e non c'è il direttore d'orchestra che scandisce il suo tempo). Personalmente, quando posso, rivedo uno spettacolo anche più volte e tutte le volte il voto finale che attribuisco è diverso. Lola è uno spettacolo perfetto, e come tale dovrebbe sempre prendere 10. Ma il feeling tra attori e pubblico, tra i passi di una camminata per traversare la scena, e quelli fatti la sera  precedente, il modo di girare la testa, il costume che casca in un determinato modo.....tutto cambia e tutto si ricrea. Ed è mostruoso distruggere quanto si è creato tanto magistralmente. Comprendo dunque il vostro dolore, quello di Marco, di Carlo  e di Patricia, ma anche quelllo dei tecnici e delle maschere. Lola non può morire, Lola non deve morire. Mi ha commosso, incantato, meravigliato, e per questa commozione, incanto e meraviglia vi sono molto grata. Lo sono a voi tutti dell'Elfo, ha chi ha scoperto gli scritti di Adalgisa,  e, ovviamente a Adalgisa Conti  stessa. Lei ha portato la croce e lei ha cantato: donna mirabile e sfortunata. O, forse, fortunata da un certo punto di vista. Non a molti esseri umani capita la sorte di far fremere di amore, di comprensione, di gioia e di dolore migliaia di persone; tutte coloro che, sera dopo sera, sedute. in poltrona, divengono testimoni di una particolare essenza umana. Non vorrei apparire esagerata ma Adalgisa/Cristina/Patricia hanno lo stesso merito di chi salva una vita umana. E questo merito va attribuito pure e tutti voi che per queste donne, e per il vostro pubblico   avete lavorato.
E' moro il re, viva il re! No, non è così semplice. Farete certamente altri bellissimi spettacoli: ne sono sicura e ve lo auguro, ma Lola...... lunga vita a Lola. E ora scrivo una follia. A Milano c'è un  Palazzo Reale (proprio di fianco al Duomo) con una grande sala  amorfa (quella delle cariatidi) Già non era bella prima, la guerra ha fatto il resto; e gli architetti si sbizzarriscono in assurde proposte. I danni della guerra, a mio parere, non vanno nascosti, servono da monito a quei milanesi che non hanno vissuto i bombardamenti . Le cariatidi decapitate sono indigeste, ma hanno la loro funzione. E se le velassimo....?Il tessuto che fa da sfondo a Lola potrebbe diventare un grande manto , un sipario che vela i danni che  guerre e  cattiverie umane producono.  Le bombe hanno annientato molte vite, i medici e i loro conniventi hanno annientato Adalgisa.
Ora, però, non mettete la camicia di forza pure a me. Ho premesso che scrivevo una follia.Ritengo di essere lucida di testa, innamorata del teatro, e sempre molto vicina a tutti voi.   Vi abbraccio.   Lia

miércoles, 11 de junio de 2014

leo "con la sonrisa abajo de los bigotes"....como dirían en Italia,  las lamentaciones de ese período
y digo------"porqué escribí eso?"
y recuerdo....
es que este blog es un espejo de lo que me sucede y decidí contar  lo dificil que es ser nómade....me importaba contarlo porque muchos me dicen - "vos vivis de vacaciones...."

y no es así....salirse sel espacio  tiempo "determinado", del sistema
y entregarse al devenir, al libre fluir.....
es estar SUPER ATENTA - despierta a decidir a cada rato
es cambiar de ciclo, de casa, de peinado....
y no siempre es claro el porqué de cada elección

y cuando estoy en el fluir y me acostumbro a seguir la mente no racional , estoy confiada
y no me cuesta tanto....sé que en mi ser humana limitada no veo el plan general, entonces me entrego y sigo la panza y luego, con el tiempo, veo el armado del "rompacabezas" ese todo , como una BIG PICTURE
que une sus partes en un saber más grande que yo

y cuando regreso a las ciudades llenas de cemento y casas con paredes me agota seguir la mente racional pero limitada
Las costumbres....cambiar a cada rato me encvanta, pero también s un esfuerzo....conclusión, que todo el tiempo estoy de vacaciones, pero al mismo tiempo todo el tiempo estoy trabajando, y al misnmo tiempo todo el tiempo estoy generando proyectos.....
todo al mismo tiempo



lamentatius durorum


buè....acà siguiendo corrientes ajenas a mi
!!????cuando se me ocurrió
preguntarme si yo debia seguir determinando mi camino o entregarme
al "hágase la voluntad¨ del universo.....!!!?????
Costa RIca
acà estoy dando clases de teatro, cursos de resonancias....sin ganar dinero porque la gente poco dinero tiene, es màs....hasta he llegado a pagar yo por enseñar lo que sé...
en fin....que me monto en cada pelicula!!!! que la trama del universo...que soy parte de un todo...
que los dones que uno tiene,,,,,
y acà...sin cambiar nada en mi foma de ser
siempre pasando de una contradiccion a otra, cambiando idea, gozzzando, sufriendo

veo las caras de quien tomò cursosy creo que tiene sentido, pienso en la jungla, el viaje que queria hacer y los chamanes y no tiene sentido....encontrè en medio de la ciudd una maga mujer hermosa que hace estudios universitarios esotericos con tanto de titulo que viene de Transilvania
terminarè en transilvania? y tiene sentido
encuentro gente hermosa y tiene sentido
encuentro gente que me hace dagno y no tiene sentido
despuès entiendo lo que aprendi gracias a eso
y tiene sentido

que salirse del ego, que la importancia personal entonces generosamente comparto, sostengo y me entusiasmo
pero despuès otra gente se "aprovecha de mi" y si yo necesito,no recibo nada , ni aun pidiendo
entonces no entiendo nada, si es que debo hacerlo sola, pero despuès resulto autosuficiente...
que buena honda genera buena honda....pero no siempre es asi

si es asi en la economia del todo....que yo doy y por otro lado llegarà como decia mi amiga Corina!!! no es tan personal como que yo te doy y me das de regreso, es algo mas grande...y me encanta verlo asi

o que soy una tarada que me doy sin poner limites y me pongo yo misma de alfombra y de què me quejo entonces?
que dejè Europa con mi trabajo pagado super bien y retribuido para ir mas allà de los limites y acà estoy , haciendo lo mismo pero sin retribucion.....no solo economica....en momentos dificiles, la gente saca su ego y piensa solo en si misma....GUAUUUU

en fin...aprendiendo
que el eclipse de luna en geminis, que el signo ascendente.....
siempre aparece cada vez mas, al alba de los 50 y por suerte
una tranquilidad de ue todo es parte de un todo y que cambia y nada es para siempre....y son solo estqados de animo.....y que....quizas....algun dia entenderè
pero que viva la vida !!!
me dejo sorprender

sábado, 15 de marzo de 2014

clown Jiji

este señor se jubiló de ...."algun trabajo normal" ( que no recuerdo) tipo ingeniero o algo asi y se dedica ahora a hacer reir a la gente, en modo gratuito y va por las calles, hospitales , escuelas, viajando por el mundo, con su gorra, su nariz y sus chancletas
Gracias Jiji




lunes, 10 de marzo de 2014


AGRADECIDISIMA por el encuentro de CONTACT DANCE y toda la experiencia de amor, movimiento, compartir, conocer los limites y superarlos con el brazo de otro, divertirse, vitalidad, placer....UHM
Repetir y repetir la palabra que más sale de mi boca durante todo el día : - "UHM..." de placer , de PURA VIDA MAHE
Gracias Moti, de quién agregaré info más adelante, gran artista y un maestro en la vida....de esos que te enseñan solo por ser como son, y por su claridad al enseñar herramientas y su amorosidad a conducir grupos, además de magnifico fotógrafo y exelente músico
- tiene una máquina que hace LOOP que es repetir y repetir...y se graba, y se graba encima y asi sucesivamente y hace unas cosassss....! Un grande!
Gracias a todos los que allí compartimos sudores y risas y challenges y sostenes y vuelos y rodilleras y Arbol sagrado
Gracias Fernando y ALMA VERDE ...con plantas aromáticas...pero este es otro capitulo

AGRADECIDISIMA Costa Rica por todos los aprendizajes y disfrutamientos
Gracias por tu musica, tus playas, tu naturaleza frondosa y fertil
Gracias Chiquita Café punto de encuentro de la grandiosa Playa CHiquita, sus habitantes, sus corales, los habitantes de las playas, de todos colores, En la escuela Mi Jardin hay niños de todas las nacionalidades, en esta rierra que nos aloja en su tierra. Gracias Puerto Viejo, por tus bailes , la posibilidad de hacer raid o ir con la bici, de noche , probando a andar sin luces a puro pulmón con ciello estrellado y el aroma de Ylan Ylan...afrodisiaco...pedalear, pedalear,,,8 km, hasta llegar a casa
Casa transhumante, por supuesto....LA CAJA MAGICA
gracias amigos, familia
Gracias  a Lazzy Mon y Sabores del mundo que me abrió micrófono y la posibilidad de cantar con grandes músicos
alli hay bares que hace JAM, donde uno va y canta con otros que ni siquiera conoce y quizas nunca más volverá a ver....pero en ese instante formaste con ellos una "banda" e hiciste un tema creado allñi...juntos
Yo con proyecto Sirenas andaba improvisando por alli, con grandes músicos....GRACIAS!
gracias Todo es Posible por tus viernes de tambores africanos , gracias MACOROOO, y bailar....y bailar, y otros DJ
SAB KUCH MILEGA (todo es posible)
gracias a todos amigos queridos
gracias a Pio y familia, gracias a Pio a Papo y su hermosa dama, a Pio a Papo a pim pam pum
me tengo que ir
gracias a la música
me tengo que ir....a dormirrrr
vengo de una semana de bailar desde el alba al alba
y mañana me espera aeropuerto con equipaje que arriezga el exceso de peso y capacidad aérea..
tomando una ruta llena de paradas inutiles, pero resultando más economico, con horarios estramboticos, tipo bajar a las 2 de la mañana y subir a otro avión a las 4, pero a veces es oportunidad de conocer gente...si es noctñamulo y sociable, claro...
y después el apreciado BUS, Buenos aires San Juan, coche cama....1.200 km
silencio y atrapada y quieta....para digerir el cambio de ciclo, como se viajaba a veces antes, en un barco o caminando
Si no me ponen peliculas de violencia y terror que a veces pasa
PURA VIDAAAA